La struttura antica al confine con Castagnaro non ha più retto. La giunta nel 2007 aveva avviato l’iter per i lavori, ma non l’ha mandato avanti
Tratto dal Gazzettino del 14/04/2009 di Paolo Aguzzoni
Nell’elenco delle opere pubbliche che il Comune prevedeva di realizzare nel 2007, era indicata la spesa di 75 mila euro per sistemare la parte badiese dello storico ponte della Rosta che in parte è nel comune di Castagnaro nel Basso Veronese.
Castagnaro la sua quota l’aveva già sistemata e Badia, sollecitata anche dall’assessore regionale Alberto Giorgetti, allora di An ora Pdl, aveva risposto positivamente. A due anni di distanza non è successo nulla e così, stanca di aspettare, la parte badiese del bel manufatto in pietra è caduta. Da alcuni giorni l’accesso è precluso. A dire il vero il 17 settembre del 2007 è stato avviato l’iter amministrativo per recuperare il ponte della Rosta quando la giunta badiese ha incaricato l’architetto Giuliano Ponzilacqua di redigere il progetto. La scelta di Ponzilacqua era di fatto obbligata perché suo è il progetto commissionatogli da Castagnaro. Il 21 novembre 2007 la giunta ha approvato il progetto preliminare e definitiv» con il quale si prevedono «opere di manutenzione, protezione e consolidamento, nonché la ricostruzione di parti in muratura crollate e la realizzazione dell’impianto di illuminazione pubblica». Il ponte si trova all’inizio del vecchio alveo del Castagnaro, un diversivo dell’Adige formatosi, secondo fonti storiche consolidate, da una rotta dell’argine destrao dello stesso Adige nel 1438. Secondo Camillo Corrain, che cita documenti precisi, la formazione del Castagnaro è databile addirittura nel 1198. Il ponte della Rosta è lontano da Badia circa sette chilometri ed è a ridosso della frazione di Villa d’Adige, ma di fatto fa parte di Castagnaro, il cui centro è distante poche centinaia di metri, per il quale costituisce una sorta di confine attraverso via Rosta. Il luogo ha un passato di tutto rispetto, visto che la zona è stata teatro il 10 marzo del 1387 di una delle più cruente battaglia del Medio Evo, la battaglia appunto di Castagnaro. Da una parte i veronesi accampati nella “bastia” di Castagnaro, di fronte all’attuale paese e sulla destra del fiume; dall’altra i padovani (vincitori) guidati dal capitano di ventura inglese Giovanni Acuto. Si sono contate migliaia di morti. Lungo il Castagnaro lavoravano molti mulini per la macina del grano e del mais. In una relazione che descrive la rotta dello stesso Castagnaro delle 3 del mattino del 16 ottobre 1823, che seguiva quella del giorno prima su Badia dell’Adige, si parla di un «rovesciamento degli argini: larghezza 422 metri». Il Bocchi ricorda che «fin dal 1508 all’imboccatura del Castagnaro esisteva una rosta che si chiudeva per decreto del senato (veneziano, ndr) l’11 novembre e si tagliava l’8 maggio. Nel 1787 si cominciò e si finì nel 1790 un sostegno colla spesa di 100 mila ducati da aprirsi quando l’Adige segnasse metri 0,90 sopra la guradia». Per motivi di sicurezza il Castagnaro venne chiuso nel 1838. Di quella storia rimane solo il ponte della Rosta che porta ben visibile una lapide con la data 1875: quella di una precedente sistemazione.
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