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UDC Badia Polesine - Unione dei democratici cristiani e di centro

UDC Badia Polesine - Unione dei democratici cristiani e di centro
Sosteniamo la causa di chi finalmente mette in campo esplicitamente i valori cristiani in Polesine.Sosteniamo la causa di chi finalmente mette in campo esplicitamente i valori cristiani in Polesine. Attorno alla recente esperienza dell’Udc a Badia Polesine si sono venute a creare relazioni ed amicizie che hanno portato alla formazione di un’affiatata squadra di persone provenienti dalle più diverse realtà professionali, di volontariato e di imnpegno civico. Persone che fanno riferimento alla tradizione di centro moderato ed alla dottrina sociale della chiesa. Proprio con questa squadra l’Udc vuole impegnarsi a Badia Polesine, mettendo in campo le nostre capacità ed energie. L’obiettivo di fondo è quello di interagire con le realtà locali, continuando la battaglia contro il degrado e la cattiva gestione. L’Udc si pone in ascolto delle problematiche di chi vive la città e si propone di avviare un dialogo con i moderati, favorendone la loro partecipazione attiva alla vita del terriorio, trasformando la sezione Udc in laboratorio di idee e proposte sulla scia di un programma che esca dagli schemi visti finora, ripensando al governo cittadino poichè, così com’è, fa acqua da molte parti.

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martedì 10 marzo 2009

Le dimissioni del Sindaco? Mossa giusta ma tardiva


Le dimissioni del Sindaco?
Mossa giusta ma tardiva

Tratto dalla Voce di Rovigo del 10/03/2009 di Roberto Rizzo




A distanza di pochi mesi dalle elezioni amministrative, si terranno il 6 e 7 giugno, sia pure con un certo ritardo, il sindaco di Badia Polesine, Paolo Meneghin ( nella foto ) ha preso atto di non contare più, in consiglio comunale, di una maggioranza, ed ha fatto ciò che tutti, cittadini e partiti politici, si aspettavano e, cioè, ha rassegnato le dimissioni.
Questo atto è politicamente rilevante, pur essendo ininfluente sotto il profilo amministrativo, perchè l'attuale gestione del comune è stata portata, in mezzo a non poche difficoltà, incomprensioni e polemiche, a quello che doveva essere al suo previsto capolinea. Il gesto; sia pur tardivo e ci ripetiamo in questo giudizio, che Meneghin ha fatto, va, comunque, a sottolineare la sensibilità dell'ormai ex sindaco che probabilmente, con le dimissioni, ha messo in evidenza almeno due aspetti di tutta questa complessa vicenda: 1. non si può continuare a governare tra continui "battibecchi" che hanno assunto, a tratti, l'immagine di liti, ovviamente verbali; 2. anche i sindaci pur eletti direttamente dai cittadini, devono ritornare al giudizio dell'elettore, anche se questa decisione è dolorosa, quasi sempre traumatica, perchè finisce una collaborazione alla quale si era creduto se non altro per la condivisione di un programma, per accordi anche sulla scelata degli uomini chiamati a dare concretezza alle stesse linee programmatiche.I sindaci eletti dal popolo non sono i podestà di antica memoria.Perchè i sindaci sono eletti dal popolo e quando in una comunità il consiglio comunale si frazione e si mescolano le carte, e quando una parte della minoranza si sostituisce ad una parte della maggioranza, allora ne esce una partita che non può essere giocata.Anzi: non deve essere giocata nell'interesse, prima di tutto, dei cittadini, i quali si attendono coerenza ad un progetto e ad una coalizione che erano stati scelti.Per questo è indispensabile il massimo rispetto degli elettori.Per questo abbiamo definito tardive le dimissioni di Meneghin.Per questo, ancora, Paolo Meneghin, meglio tardi che mai, l'ha capito ed ha fatto di conseguenza.Non si può sfuggire, infatti a queste regole che sono il cardine della democrazia.E tentiamo di rafforzare questo concetto sottolineando che sarebbero guai grossi se gli eletti dai cittadini, una volta arrivati dalle cariche istituzionali, non continuassero a rispettare il mandato ricevuto: è anche questa una regola fondamentale della partecipazione indiretta del popolo alla gestione della cosa pubblica.E' sempre preferibile votare una volta in più perchè nel caso di fratture insanabili, che determinano il cambio di maggioranza, la decisione spetta agli elettori.

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